Una testimonianza dopo un laboratorio di Teatroterapia con TeatroInBolla, diventa monologo in scena.
Mi aspettavo qualcuno che mi insegnasse a recitare e invece ho trovato delle persone che mi hanno insegnato a non farlo.
Mi aspettavo di lavorare con un gruppo e invece ho lavorato in gruppo…
dentro un gruppo.
Mi aspettavo di utilizzare la mia creatività e invece ho dialogato con una creatività di cui non conoscevo l’espressione e l’esistenza:
la creatività del corpo in movimento e quella della sua immobilità
(lo “stare”).
Mi aspettavo di imparare a muovermi come gli attori…
e invece ho scoperto di avere dei capelli, un collo flessibile, una testa pesante, una colonna vertebrale pieghevole, una bocca elastica, una lingua, un ginocchio,
ho scoperto le dita, il dorso del piede, il tallone.…
Ho scoperto la potenza creativa della voce e la forza e lo sicurezza dello sguardo in scena.
Mi aspettavo un regista che ad un certo punto mi invitava ad uscire di scena per far entrare così un altro attore
e invece ho trovato un conduttore che mi ha accompagnata con la sua mano
(calda)
a sedermi vicino alle mie compagne per entrare così in un’altra scena…
quella dello spett-attore.
Mi aspettavo di leggere un copione e invece l’unica lettura che ho fatto, è stata dentro di me, tra le righe del mio cuore.
Ho trovato la scomodità rilassante dell’extra-quotidiano,
dell’essere destrutturato…
che ha permesso alla mia energia di scorrere libera in tutto il corpo,
E’ una sensazione incredibile.
Ho provato la fatica, il fiato corto, i muscoli doloranti, il mal di testa, la stanchezza
e in mezzo a tutto questa confusione….
ho trovato una sensazione di equilibrio.
Lo “stare”.
(P. A. 2016)