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Salvatore Ladiana e la sua Teatroterapia

• Ci racconti brevemente di cosa si occupa.
Sono nato a Taranto, ho vissuto molti anni della mia vita in Veneto e dal 2006 sono a Milano. Mi occupo di Teatroterapia ma con una visione “avanguardista” che prova a rendere il concetto di Teatroterapia non solo terapeutico e mirato al benessere individuale, ma anche con una visione più “estetica”, dando spazio alla parte performativa del Non-Attore. Ho scoperto il Teatro poco più che ventenne, ma giunto ad una fase più matura della vita e delle esperienze vissute, ho “virato” decisamente verso una visione meno finta del teatro, scoprendo la Teatroterapia nel 2007. Quindi da una decina d’anni.
• Che valore ha il teatro nella sua vita personale e professionale?
Rappresenta un perno fondamentale, in quanto a sua volta fonte anche di benessere personale. Mi ha aiutato (e lo fa ancora) nelle relazioni con gli altri, nelle dinamiche di vita quotidiana e soprattutto ha permesso una migliore conoscenza delle mie qualità e soprattutto dei miei stessi limiti.
• Come si è avvicinato al teatro?
Assolutamente per caso. Conoscendo una persona che poi è stato per anni il mio maestro anche di vita che è Alfredo De Venuto del “Laboratorio Artaud – Centro di ricerca teatrale. Con lui ho fatto diverse esperienze in età giovane che mi hanno permesso una grande maturazione professionale e di conoscenza dell’“altro”. Subito dopo la mia strada si è incrociata con un altro teatrante al quale sarò grato per tutta la vita che è Maurizio Felisati (Conteatrovivo) che mi ha spalancato la strada verso la conoscenza di un teatro vissuto ma anche di “dolore”. Per poi arrivare alla folgorazione con l’incontro con la Teatroterapia di Walter Orioli che non ho abbandonato, riuscendo a darne una concezione avanguardista e personale.
• Le persone con cui lavora come si approcciano per la prima volta al teatro?
Lavoro con persone completamente diverse tra loro e la grande scommessa personale è “gestire” i differenti modi di approccio al laboratorio. Credo che proprio l’eterogeneità possa essere il valore aggiunto di ogni laboratorio esperienziale. L’obiettivo sta poi nel creare coesione attraverso le molteplici diversità, fino a far divenire il gruppo di lavoro punto di ascolto e accoglienza e soprattutto fonte inesauribile di creatività.
• E con il passare del tempo, quando prendono familiarità con le attività, che differenze ha notato?
Una maggiore sicurezza, il graduale e poi netto distacco dal “giudizio” fino ad arrivare quasi ad una sorta di necessità. Cioè l’esigenza di lavorare, di fare training, e scoprire (o ri-scoprire) di volta in volta un potenziale espressivo sconosciuto prima di allora.
salvatore ladiana_Fotor• Secondo lei quali sono gli aspetti positivi del teatro?
Del mio teatro ci sono aspetti che ovviamente reputo positivi, magari in antitesi con la concezione classica del teatro. Nei miei laboratori si abbatte il concetto di “finzione teatrale” si soverchiano tutte le sovrastrutture che appartengono al quotidiano. Si fa un lavoro di “privazione”, di eliminazione da ogni approccio “comodo” che spesso si utilizza nella vita di tutti i giorni. Si cerca e si trova la “verità”, magari a volte anche con un processo sofferto, ma che spesso diviene liberatorio e terapeutico fino a donare l’atto creativo. Ecco perché parlo di Teatro della verità, un Teatro senza maschere dove l’attore non finge e diviene “attore di se stesso” e quindi Non-Attore.
• Lei quando recita che emozioni prova?
Io non recito mai o per lo meno ho smesso di recitare.
• Ha potuto vedere dei cambiamenti nelle persone con cui ha lavorato?
Certamente! A volte in tempi rapidissimi in altri più dilatati. Ma una cosa è certa: la Teatroterapia non fa miracoli e se non c’è una consapevolezza ed un mettersi in gioco senza remore da parte dell’interessato, non si ottiene nulla.
• Se le fa piacere, vuole condividere qualche esempio con me?
Maggiore sicurezza e scioltezza nelle relazioni con gli altri. Una visione nuova del proprio corpo con continui spunti di riflessione e scoperta di potenzialità espressive fino ad allora non conosciute. Capacità di interagire con gli altri riuscendo a “mantenere” lo sguardo e nello stesso tempo ad aprirsi senza vincoli o timori. Ma di esempi in tutti questi anni di lavoro ce ne sono tantissimi. Sono esempi che mi donano gioia e nello stesso tempo benessere in quanto testimonianza di un lavoro svolto con dedizione e passione.
(a cura di Marika Pepe)

Estratto della Tesi di Laurea Magistrale in Scienze Pedagogiche presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca: “Per Theatrum Adulescĕre – Il teatro come strumento espressivo ed educativo delle difficoltà adolescenziali”.