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La Drammaterapia può prevenire il disagio mentale?

PREMESSA

Come scrive Salvo Pitruzzella, grande maestro e uno dei più noti esponenti della Drammaterapia in Italia: “la Drammaterapia è un metodo creativo fondato sulla conoscenza e l’uso consapevole dei processi drammatici, che può essere orientato verso obiettivi educativi, terapeutico- riabilitativi, e sociali, e in generale verso il benessere di persone, gruppi e comunità. Il termine “dramma”si riferisce non solo al teatro, che della naturale tendenza drammatica dell’essere umano è la più alta manifestazione culturale, ma anche alle altre forme in cui tale tendenza si manifesta: il gioco infantile, il rito e tutti gli altri ambiti della vita umana in cui l’aspetto della rappresentazione è preminente.Il termine “terapia” non è da intendere in senso medico ma piuttosto nel suo significato etimologico di “mettersi al servizio”. La Drammaterapia si colloca nella cornice delle Arti-terapie creative”.

INTERVENTI METODOLOGICI

Detto questo, come può la Drammaterapia prevenire il disagio mentale? Intanto andrei ad analizzare i fondamenti di questa terapia espressiva, per dimostrare che sono un valido strumento di prevenzione. E’ risaputo che i linguaggi artistici sono strumenti espressivi e comunicativi della sfera emotiva, che permettono una comunicazione non verbale ma altrettanto efficace.

Chiaramente non è semplice ipotizzare delle tecniche di prevenzione della malattia mentale, anzi è piuttosto avenieristico ma voglio provare a elencare le possibilità che ci possono essere, creando una cassetta di primo soccorso per prevenire e riconoscere tali disturbi. Naturalmente per fare un lavoro di prevenzione adeguato e efficente è necessario intervenire in età evolutiva. Quando si parla di Drammaterapia il collegamento con il gioco simbolicoè quasi automatico, messo in atto dai bambini già nei primi mesi di età. Immaginiamo i bambini quando “fanno finta di…”, mettono in atto il gioco simbolico: in questo luogo senza tempo e senza spazio si crea una dimensione avulsa dal mondo, con caratteristiche rituali e sacre. E’ sbagliato irrompere e disturbare il gioco: potrebbe creare frustrazione ai bambini.In questo spazio molto personale e riservato, i bambini possono sperimentare passioni e ruoli, liberamente, senza giudizio. Il gioco simbolico e la drammatizzazione possono sostenere il bambino anche nelle situazioni più difficili e poco adeguate. Questo avviene perchè il bambino attraverso il gioco e il teatro (elementi fondativi della Drammaterapia) vive realmente un’ esperienza da un punto di vista corporeo ed emotivo. La Drammaterapia o Dramatherapy, gioca un ruolo fondamentale nella prevenzione perchè fa sperimentare un ventaglio di esperienze gradite e meno gradite: l’immaginazione creativa si concretizza nel gioco e agisce a livello sensoriale.Spesso ciò che viene drammatizzato o in termini più teatrali rappresentato fa affronatare le proprie paure e i propri mostri, comunque da la possibilità di non escluderli ma di guardarli.

MOMO02L’IMPORTANZA DEL GIOCO

Quando un bambino gioca, cosa fa? Perchè è fondamentale il gioco per la sua crescita? A questo proposito mi piace citare la teoria dello storico olandese Huizinga racchiusa nell’”Homo ludens” che è davvero calzante.

Il gioco è più antico della cultura, perchè il concetto di cultura presuppone in ogni modo convivenza umana, e gli animali non hanno aspettato che gli uomini insegnassero loro a giocare. Gli animali giocano proprio come gli uomini: basta osservare i cuccioli nel loro gioco, per scorgere in quell’allegro ruzzare tutti questi tratti fondamentali.Già nelle sue forme più semplici, e nella vita animale, il gioco è qualcosa di più di un fenomeno puramente fisiologico e una reazione psichica fisiologicamente determinata. Ogni gioco significa qualcosa, ha un’essenza spirituale. La natura ci ha donato il gioco, con la sua tensione, con la sua gioia, col suo scherzo. Nel gioco c’è anzitutto la funzione di essere vivi e il gioco è anzitutto un atto libero, il gioco comandato perde il suo valore originario e ne rappresenta una copia sbiadita. Il bambino e il cucciolo d’animale giocano perchè è il loro istinto a guidarli e il gioco serve allo sviluppo delle loro facoltà fisiche e selettive. Giocano perchè ne provano piacere e qui sta il concetto di libertà. Non viene svolto nella vita ordinaria o vera, è un allontanarsi da questa per entrare in una dimensione altra, rituale e spirituale. Adorna la vita e la completa, per questo è indispensabile. E’ indispensabile all’individuo, in quanto funzione biologica, ed è indispensabile alla collettività per il senso che contiene e I legami spirituali e sociali che crea. Appartiene dunque a una sfera superiore a quella strettamente biologica del processo nutrimento- accoppiamento- difesa. Dentro gli spazi destinati al gioco, domina un ordine proprio e assoluto quindi se ne deduce che metta ordine dove c’è disordine. I suoi effetti benefici si possono notare anche quando il gioco è terminato, perchè genera sicurezza, ordine e benessere.”

Il pensiero di Huinziga racchiude in modo esemplare i principi teoretici della Drammaterapia, perchè quest’ultima si basa su un legame indissolubile tra gioco, teatro e rito. La Drammaterapia, facente parte del macrocosmo delle Artiterapie, impiega l’utilizzo costante del gioco (visto come gioco simbolico), delle tecniche teatrali (indispensabili per drammatizzare elementi della vita reali o immaginari) e del rito (utilizzato spesso all’inizio di un percorso laboratoriale per aprire un “cerchio” relazionale- spirituale e alla fine di un percorso per chiudere lo spazio spirituale che si è creato). Huizinga spiega che il gioco racchiude in sè un’essenza spirituale, in uno spazio altro, più elevato rispetto alla vita ordinaria. Ed è qui che si costruiscono i presupposti per una vita sana, qui si giocano le carte per una crescita equilibrata e un adulto sereno. Questo è possibile perchè in questo spazio il bambino sperimenta tutte le possibilità, impara a conoscersi e a comprendersi e diventa dunque un’esperienza concreta e non solo spirituale. Secondo Huinziga tutto nasce dal gioco, è un istinto primordiale e si differisce da necessità di sussistenza e sopravvivenza per appartenere a tutti gli effetti ad una dimensione spirituale, trascendente.

MOMO03IL RUOLO TEATRALE

L’esperienza catartica è propria anche dell’esperienza teatrale, dove tutto diventa sospeso in uno spazio e in un tempo diversi dal quotidiano. Dove le passioni, le gioie e i dolori prendono forma talvolta in modo più intenso che nella vita ordinaria, perchè qui è possibile sperimentarsi ed esprimersi senza giudizio. E in questo mondo di demoni e santi, di luci e di ombre diventiamo più autentici che nella vita reale. Dopo anni di studi teatrali, penso tutt’oggi che sia una grandissima possibilità per l’essere umano, quella di “giocare” con tutte le passioni senza ritrosia. Il grande maestro Grotowsky ci ha insegnato l’importanza del training corporeo fondamentale per conoscersi e comunicare con sè stesso. Con lui si entra in un campo più introspettivo, ci si avvicina sempre più ad un mezzo di cura ed è proprio con il maestro che mi sono avvicinata agli studi della Drammaterapia come metodo di prevenzione. Intanto la memoria emozionale del corpo è un dato di fatto. Noi pensiamo che sia possibile separare emozione da ragione ma non si può, perchè le tracce nel corpo sono indelebili ed è qui che interviene la Drammaterapia: creando attraverso l’immaginazione e la conoscenza di sè storie che ci fanno vivere un’esperienza nuova o in casi di vissuti negativi durante l’infanzia, creando storie nuove e positive per poterne fare esperienza. Nel momento in cui vivo un’esperienza il corpo ne conserva le tracce. Se da bambini ci si allena a conoscere le varie sfaccettature del sè, vivendole seppur “facendo finta che…”, c’è una buona possibilità di evitare disagi emotivi da adulti o comunque si impara a riconoscerli e dunque a gestirli (ciò che si conosce fa meno paura di ciò che è incomprensibile e oscuro).

Ragioniamo anche sul fatto che i disturbi psicotici sono caratterizzati molto spesso da una frammentazione del senso di sé, un’esperienza che porta l’individuo a non sentirsi integro e presente, a non percepire più un sé unitario. La conoscenza delle proprie parti del corpo e dell’allenamento su questo, per mantenere attiva ogni parte, la manifestazione delle proprie emozioni attraverso la metafora (non si parla direttamente di sé ma di un personaggio), il gioco come spazio libero e protetto in un setting adeguato sono elementi che vanno in qualche modo ad intrecciarsi in modo antitetico ma compensativo ai sintomi del disturbo psicotico. Si vanno ad “allenare” quelle parti che rischiano di essere minate dallo spettro psicotico.

Un laboratorio di Drammaterapia può lavorare concretamente sulla prevenzione nel seguente modo: interviene in uno spazio sacro sospeso dal quotidiano dando la possibilità di giocare con personaggi che sono altro dalla nostra persona, seppur contenuti in essa. Perchè non bisogna dimenticare che all’interno dell’animo umano sono contenute tutte le emozioni, piacevoli e spiacevoli, ed è giusto dare voce a tutte, conoscerle perchè nel corso della vita si inontreranno varie parti di sè. In un lavoro di prevenzione, questo è il dato fondamentale: sapersi ascoltare per prevenire alcuni dei disagi intrapsichici, perchè questi sedimentano dove non c’è ascolto e dove vive la negazione delle emozioni spiacevoli. La possibilità fin da piccoli di poter riconoscere varie parti del sè emotivo e corporeo e poterle mettere in scena, rappresenta già da sola un’inconfutabile opera di prevenzione.

L’elemento più importante per me, come professionista ed essere umano, è l’incontro di anime che si scaturisce dagli incontri di Drammaterapia, in un setting protetto dove il conduttore diviene custode dei sogni e delle paure degli esseri umani, sospesi tra l’apollineo e il dionisiaco. Di seguito pubblico un paio di foto scattate durante i laboratori volti alla prevenzione.

MOMO05CONCLUSIONI

Partendo dal fatto che la sensibilità empatica del conduttore è il punto di forza di un laboratorio di Drammaterapia, si può dedurre che è possibile prevenire disagi intrapsichici, seguendo anche delle tecniche metodologiche, altrettanto importanti. Intanto seguendo le tre fasi della Drammaterapia: fondazione, creazione, condivisione.

Durante la fondazione è necessario attuare una stimolazione sensoriale, utilizzando I sensi che vengono usati meno nel quotidiano, proprio per prendere contatto con il sè emotivo e corporeo. Sempre in questa fase è necessario compiere un training corporeo, dopo quello individuale si passa a quello di gruppo, caratterizzato da esercizi di riscaldamento teatrale. Dopo si passa alla fase della creazione, stimolante e creativa, dove il partecipante si sentirà libero di stare nel gruppo, vivendolo come risorsa e non come ostacolo. La fase finale è quella della restituzione, dove i partecipanti lasciano i panni dei personaggi per tornare ad essere sè stessi e imparare ad ascoltare ed ascoltarsi.

BIBLIOGRAFIA

Salvo Pitruzzella “Mettersi in scena”- Drammaterapia, creatività e intersoggettività- ed. Franco Angeli

E. Huizinga “Estratti da Homo ludens”

Goleman Daniel “Intelligenza emotiva”

(di Alessandra MomoEducatrice teatrale, Drammaterapeuta, Pedagogista in formazione)

ALESSANDRA MOMO: Il mio amore per il teatro è nato da bambina quando mi rifugiavo nella cameretta e la realtà lasciava il posto ad un mondo incantato popolato di principesse, principi, streghe ed elfi. Ho avvertito fin dalle elementari la necessità di creare storie, di dipingerle e rappresentarle. Però a causa della mia estrema riservatezza e chiusura verso il mondo non riuscivo a salire in scena per mostrare il magico mondo interiore che possedevo. Così per un po’ ho dipinto e scritto storie finchè l’urgenza di “fare teatro” non è tornata prepotentemente. Così ho cominciato a fare i primi laboratori di teatro e mi sono iscritta al Dams di Torino, dove respiravo l’aria creativa che sognavo da bambina. Dopo la laurea ho cominciato a lavorare in ambito socio-educativo e qui ho condotto laboratori di arte e teatro. Ho avuto una figlia che oggi ha 13 anni con la quale il gioco del teatro è stato all’ordine del giorno e mi ha aperto una finestra sull’incredibile mondo dell’infanzia, fino a quel momento sconosciuto. Poi la svolta professionale è avvenuta quando ho incontrato la Drammaterapia (è un metodo creativo fondato sulla conoscenza e l’uso consapevole dei processi drammatici che può essere orientato verso obiettivi educativi, terapeutico- riabilitativi, e sociali, e in generale verso il benessere di persone, gruppi e comunità…). Il mio mondo interiore è rifiorito perchè finalmente potevo “parlare di me attraverso la metafora”, inventare storie e fiabe senza nessun giudizio, riscoprendo quell’urgenza e quella necessità che possedevo da bambina: il potersi concedere di rappresentare luci e ombre insite in ogni essere umano. Alla fine di questo percorso ho scritto una tesi che tratta della prevenzione del disagio mentale con l’utilizzo della Drammaterapia in età evolutiva e questi studi mi hanno avvicinato alla Pedagogia. Poi c’è stato l’incontro con Michela Iacono, Psicoterapeuta, che ha portato alla costituzione dell’Associazione Verso il mago di Oz. Conduciamo laboratori di teatro e Drammaterapia e posso definire il nostro sodalizio davvero produttivo.