Antropologia di un laboratorio di Teatroterapia d’Avanguardia: raggiungere sé stessi attraverso gli altridig

Oggi l’individuo appare essere decentrato da sé stesso ed utilizza mezzi che lo pongono costantemente in contatto con una realtà esterna e virtuale che a volte costituisce un mondo intellettuale, musicale, visuale completamente differente dall’ambiente fisico in cui si trova. IL QUI E ORA PERDONO POTERE E VALORE.

Secondo Marc Augè se definiamo quindi “LUOGO ANTROPOLOGICO” ogni luogo dove si possono scorgere i legami sociali (come le norme imposte a tutti, per es. le regole di residenza) e i legami della storia collettiva (come i luoghi di culto), parallelamente si definiscono NON-LUOGHI EMPIRICI quegli spazi di circolazione, consumo e di comunicazione che portano al DECENTRAMENTO DA SÉ STESSI.

La coppia LUOGO – NON LUOGO diviene quindi uno strumento che misura il grado di socialità e di simbolizzazione di uno spazio.

Dei luoghi di incontro e di scambio per alcune persone possono essere definiti da altri come dei non-luoghi.

La conseguenza di questo, dal punto di vista antropologico, è che l’identità individuale e collettiva si determinano sempre IN RELAZIONE E IN NEGOZIAZIONE CON L’ALTERITÁ.

Si viene anche a determinare una dimensione LOCALE che si contrappone a quella GLOBALE la quale cancella l’idea di FRONTIERA.

Il CONCETTO DI FRONTIERA è MUTATO NELLA STORIA: inizialmente identificata con l’orizzonte ai tempi degli esploratori, è divenuta ai tempi dei conquistatori una minaccia che inquieta e affascina e ci mette in contatto con l’alterità. Le frontiere sono state spesso attraversate da conquistatori per attaccare altre popolazioni, quindi il rispetto delle stesse può essere letto come un pegno di pace.

Il concetto di frontiera si può trovare anche nelle RELAZIONI UMANE, segna la distanza minima che dovrebbe sussistere tra individui che desiderano comunicare in modo libero tra loro.

La LINGUA, per es., è una frontiera ed apprendere il linguaggio dell’altro significa stabilire con lui una relazione simbolica, rispettarlo e raggiungerlo attraversando la frontiera: che in questo caso si trasforma da MURO INVALICABILE ad UNA SOGLIA CHE INVITA AL PASSAGGIO.

L’idea di poter attraversare la frontiera da entrambe le parti fa si che esista la relazione fra individui. Pertanto in un mondo ideale non dovremmo desiderare l’abbattimento delle frontiere, ma che esse siano riconosciute, rispettate ed attraversabili; un mondo quindi dove il rispetto delle differenze cominci con il rispetto degli individui.

E in questa contrapposizione tra LUOGHI e NON-LUOGHI, GLOBALE e LOCALE, DOVE SI SITUA L’ARTE?

digLa difficoltà dell’ARTE è sempre stata quella di distaccarsi da una dimensione sociale, che deve comunque esprimere per poter essere compresa dalle persone che costituiscono quella società.

L’ARTE DEVE ESPRIMERE LA SOCIETÁ VOLONTARIAMENTE.
SE INVECE VUOLE ESPRIMERE QUALCOSA DI DIVERSO DEVE ESSERE ESPRESSIVA E RIFLESSIVA.

ORA: COME SI TRASPORTA TUTTO QUESTO NEL LABORATORIO DI TEATROTERAPIA D’AVANGUARDIA?

Le persone vivono quotidianamente in un luogo che ha regole e legami sociali definiti e determinati in cui spesso sono quindi costretti a rispettare un codice comportamentale predefinito, legami interpersonali dettati dalle circostanze o dalla contingenza quotidiana, indossare maschere che gli permettono un’interazione socialmente accettata.

Ma il setting di lavoro in teatro terapia porta gli individui in una dimensione differente dal LUOGO ANTROPOLOGICO QUOTIDIANO: li catapulta in uno spazio simile al concetto di NON-LUOGO di Augè. In teatro terapia il decentramento da sé stessi che qui si verifica è da quella PARTE DI SÉ SOCIALMENTE ACCETTATA, CONDIVISA, RISPETTATA: nel setting di lavoro si raggiunge un nuovo NON-LUOGO = LA PROPRIA ESSENZA che prescinde da regole e schemi plasmati dall’esterno e mira alla sua propria CRUDA E REALE NATURA.

Il passaggio a questa dimensione più sincera avviene attraverso la DESTRUTTURAZIONE DEI GESTI E DEI MOVIMENTI QUOTIDIANI.

SI ESPLORA IL CORPO NELLE SUE INFINITE POSSIBILITÁ, MODALITÁ, DIREZIONI DI MOVIMENTO, si cammina nello spazio liberamente, ascoltando il proprio respiro e seguendo istintivamente il gesto che nasce nel QUI E ORA. Gli arti si muovono in modo asimmetrico, si assumono posture buffe o sconvenienti per l’uniformarsi quotidiano, si alternano andature veloci ad altre più lente.

Questo SDRADICAMENTO DALLA ROUTINE a partire dal CORPO porta ad una DESTRUTTURAZIONE del pensiero e dell’anima: ci si sposta in una dimensione che coinvolge maggiormente i sensi a discapito della razionalità e del pensiero.

Gli individui durante il laboratorio (o NON-ATTORI come comunemente chiamati in Teatroterapia d’Avanguardia) muovendosi nello spazio arrivano ad interagire tra loro: attraverso una scambio di sguardi, un contatto fugace, un abbraccio, un movimento che piano piano si trasforma in una fusione di corpi che si muovono all’unisono, entrambi seguendo il proprio personale sentire ed anche un sentire comune e condiviso.

In questo movimento si arriva a conoscere l’altro ed anche ad approfondire sé stessi.

CI SI SCOPRE in una dimensione prima sconosciuta che è FRUTTO DELLA VITA VISSUTA MA CHE NON SI PUÓ RAGGIUNGERE NELLA QUOTIDIANITÁ ED È NEL QUI E ORA DEL SETTING DI LAVORO.

In questo spazio protetto i Non-Attori riescono ad accedere ad una parte di loro stessi molto profonda che nel quotidiano viene sommersa dai differenti ruoli che ricoprono ma che qui affiora nella sua veridicità e trasparenza.

Le frontiere che nella quotidianità ci limitano e che rischiano di essere un muro invalicabile, diventano il PUNTO DI PARTENZA PER IL RAGGIUNGIMENTO DEL SÉ ATTRAVERSO GLI ALTRI.

In questo modo si realizza la TERAPEUTICITÁ e il movimento del corpo diventa GESTO CREATIVO E ARTISTICO che qui esula dalla DIMENSIONE ABITUDINARIA e non vuole essere specchio della società vissuta nel quotidiano, MA È ESPRESSIONE E RIFLESSIONE DEL SÉ.

(Aurora Zibaldi – Antropologa, Non-Attrice, Socia di TeatroInBolla)

 

Bibliografia: Augè Marc , “Nonluoghi” – Ed. Elèuthera (2018)